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AccessiWeb: il web accessibile e inclusivo

01/08/2024

Normative e linee guida dell'accessibilità web

Normative e linee guida dell'accessibilità web

Negli ultimi anni l'accessibilità digitale è diventata un tema cruciale nel mondo del web; offrire un'esperienza web accessibile è infatti fondamentale per garantire l'inclusione sociale a trecentosessanta gradi. La web accessibility è la pratica che permette di creare contenuti digitali, come siti web, applicazioni, documenti e media, che possono essere utilizzati e compresi facilmente da tutti gli utenti, inclusi coloro con disabilità visive, uditive, motorie, cognitive. Complice la crescita della presenza online degli utenti, delle aziende e dei servizi, si è necessariamente delineata nel tempo una chiara normativa intorno a questa tematica, che potrai scoprire continuando a leggere questo articolo.

Il panorama normativo dell’accessibilità web

La questione dell’accessibilità del web è chiaramente regolata da una serie di disposizioni legislative, sia a livello globale che europeo e nazionale. Le nuove disposizioni normative fanno fede agli standard promossi dalla Web Content Accessibility Guidelines (WCAG). La Direttiva europea sull’accessibilità del web (WAD) è il testo di riferimento a partire dal quale ciascuno Stato membro deve declinare la propria normativa in materia; sul nostro territorio, le direttive emanate dall'Agenzia per l'Italia Digitale (AGID) si pongono attualmente come il riferimento fondamentale per garantire un'esperienza web inclusiva per tutti gli utenti.

Le WCAG, ossia le Linee Guida per l’accessibilità dei siti web, rappresentano il punto di riferimento internazionale per l'accessibilità dei contenuti web. Tali guidelines sono state create dal World Wide Web Consortium (W3C) all’interno del progetto World Accessibility Initiative (WAI) che mira a rendere internet un luogo accessibile a tutti. L’ultima stesura del documento (WCAG 2.1) fornisce una serie di linee guida e criteri di conformità organizzati in quattro principi fondamentali: percezione, operabilità, comprensibilità e robustezza (POUR). Questi principi delineano in che modo i siti web debbano essere progettati per essere accessibili a tutte le persone, indipendentemente dalle loro capacità fisiche o cognitive.

Sul fronte europeo entra in vigore a partire dal 22 dicembre 2016 la Direttiva europea sull’accessibilità del web (WAD); si tratta di una direttiva che regola l’accessibilità web per i Paesi membri dell’UE. Queste linee guida mirano a garantire che i siti web delle pubbliche amministrazioni siano accessibili a tutti i cittadini, compresi coloro con disabilità. Le WAD seguono le direttive delle WCAG e forniscono orientamenti specifici per l'adeguamento dei siti governativi e pubblici. Con l’emanazione dell’European Accessibility Act (EAA) tutti gli Stati Membri devono adeguarsi a tale direttiva entro il 2025.

L’accessibilità web in Italia  

In Italia l’accessibilità web è regolamentata dall’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID); questa agenzia ha il compito di promuovere l’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, in linea con l’innovazione e la crescita economica. 

La legge di riferimento in Italia inerente l’accessibilità dei siti web è la legge Stanca (legge 4/2004) che stabilisce delle disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici. Questa legge nel corso degli anni ha subito diverse modifiche per adeguarsi agli aggiornamenti relativi in materia. Con il Decreto legge 76/2020 ad esempio si vede l’estensione di tali obblighi anche a soggetti privati con un fatturato medio superiore a 500 milioni di euro.

Le linee guida sull'accessibilità web proposte dall'Agenzia per l'Italia Digitale si fondano sulle disposizioni del livello AA delle Linee Guida per l'accessibilità dei contenuti Web (WCAG 2.1), su cui si assesta attualmente lo standard globale per l’accessibilità web.

Come rendere il mio sito web conforme alle linee guida sull’accessibilità 

Gli enti pubblici, la pubblica amministrazione e i soggetti privati sopramenzionati dovranno, entro il 2025, adeguarsi alle Linee Guida sull’accessibilità degli strumenti informatici emanate dall’AGID. All’interno di questo documento vengono specificati i requisiti tecnici per l’accessibilità, le metodologie di verifica dell’accessibilità, nonché le metodologie di monitoraggio e valutazione della conformità, rifacendosi alle disposizioni della WAD e della WCAG 2.1.

È necessario procedere con la verifica di accessibilità del proprio sito web (o applicazione mobile) che si intende rendere più inclusivo e successivamente redigere una  “dichiarazione di accessibilità” da esporre nel footer del proprio sito.  Infine le direttive indicano la predisposizione di un meccanismo di feedback per permettere agli utenti di effettuare eventuali segnalazioni. È inoltre previsto un monitoraggio periodico su un campione rappresentativo, che verrà relazionato ogni 3 anni alla Commissione Europea da parte dell’AGID.

L'Importanza dell'accessibilità digitale: risvolti etici e non solo

L'accessibilità digitale non riguarda solo la conformità normativa, ma riflette anche un impegno etico e sociale verso l'inclusione e l'equità

Non bisogna quindi sottovalutare in primis che l’accesso equo all’informazione è un diritto umano; anche il mondo digitale quindi, deve adeguarsi per eliminare le discriminazioni di ogni tipo.

Garantire un'esperienza web inclusiva, inoltre, non è solo una pratica etica, ma offre anche benefici tangibili alle aziende e alle organizzazioni. Un sito web accessibile può infatti migliorare la reputazione dell'azienda, aumentare la fiducia degli utenti e potenzialmente portare a un aumento del traffico e delle conversioni. 

In un mondo sempre più interconnesso dunque l'accessibilità digitale è diventata una priorità imprescindibile. Le WCAG, le WAD e il ruolo svolto da AGID rappresentano pilastri fondamentali per promuovere l'accessibilità digitale e garantire un web più inclusivo per tutti. 

L'accessibilità è solo il primo passo

L'accessibilità è solo il primo passo, poi c'è il design inclusivo. Questo infatti si riferisce a un approccio progettuale che considera la vasta gamma della diversità umana, cercando di rendere i prodotti e i servizi accessibili al maggior numero di persone possibile. Non si tratta di creare un'esperienza universale, ma di riconoscere le diverse esigenze degli individui, offrendo molteplici percorsi accessibili per soddisfare le loro necessità. In altre parole, mentre il design tradizionale potrebbe cercare di creare un vestito unico per tutti, il design inclusivo si propone di realizzare abiti su misura per ciascuno.

Ma cosa significa, in concreto, utilizzare il web, le app e i social media in modo inclusivo? La maggior parte degli sforzi dovrebbe essere rivolta ai principi di accessibilità, ovvero rendere siti e app fruibili per le persone con disabilità. Tuttavia, questo non è sufficiente. Il design inclusivo considera anche le diversità in termini di età, situazione economica, lavoro, cultura, lingua, etnia, orientamento sessuale e identità di genere.

Il design inclusivo non solo va oltre il concetto di design accessibile, ma adotta anche una prospettiva diversa: mentre il design accessibile si concentra sul risultato finale, il design inclusivo pone l'accento sul processo creativo iniziale. L'idea è che un buon design possa soddisfare non solo le esigenze delle persone con disabilità, ma anche di tutti gli altri. Questo approccio tiene conto non solo delle diversità permanenti, ma anche delle "abilità diverse" che possono emergere in diverse circostanze.

Per comprendere meglio questo concetto, consideriamo l'uso dei sottotitoli in un video online. Questo accorgimento è utile non solo per chi ha problemi di udito, ma anche per chi si trova in treno senza auricolari o per chi sta imparando una nuova lingua e ha difficoltà a comprendere il parlato. Il design inclusivo, quindi, va oltre l'accessibilità perché progetta anticipando diverse modalità di fruizione, migliorando l'esperienza non solo per le "minoranze" ma per tutti.

(fonte immagine: Pixabay) 

(articolo di Angelo Dino Surano e Federica Maria Diddoro) 


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