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30/09/2025

Glossario sull'Accessibilità: guida completa a cura di Accessiweb

Glossario sull'Accessibilità: guida completa a cura di Accessiweb

Quando si parla di accessibilità digitale, spesso ci si concentra sulle tecnologie, sugli strumenti di lettura per persone con disabilità, o sulle direttive europee da rispettare. Tutto giusto, ma c’è un elemento fondamentale che viene spesso sottovalutato: il linguaggio. Capire — davvero — cosa significano certi termini è il primo passo per rendere un sito o un'app più accessibile. E qui entra in gioco uno strumento tanto semplice quanto potente: un glossario ben fatto. 

Accessibilità: di cosa parliamo, esattamente?

Chi lavora nel digitale lo sa: l'accessibilità è un tema complesso. Comprende aspetti tecnici (codice, markup semantico, compatibilità con screen reader), aspetti visivi (contrasti, ingrandimenti, font leggibili), normativi (WCAG, legge Stanca, direttiva europea EAA), e persino psicologici e comunicativi. Il problema è che spesso si usano termini tecnici senza spiegarli, dando per scontato che “tutti sappiano di cosa si sta parlando”. Ma non è così. Un glossario, come quello proposto da AccessiWeb , serve proprio a questo: mettere ordine nel linguaggio, chiarire ogni voce, aiutare le persone a orientarsi in un mondo fatto di acronimi, leggi, standard e tecnologie assistive. 

Perché un glossario sull’accessibilità fa davvero la differenza?

1. Perché mette tutti sullo stesso piano. Che tu sia un developer, un designer, un responsabile IT di una pubblica amministrazione o un freelance che cura piccoli siti web, ti troverai prima o poi a confrontarti con parole come WCAG, landmark, focalizzazione, access key, semantica. Un glossario è lo strumento che uniforma il vocabolario, evitando fraintendimenti e facilitando la collaborazione tra figure diverse. 

2. Perché aiuta a capire davvero ciò che si deve fare. Non basta sapere che “bisogna essere accessibili”. Serve capire come esserlo e perché. Se non conosci il significato preciso di un termine, rischi di interpretarlo male, e magari di sviluppare un sito che “sembra a posto” ma in realtà non è conforme né usabile da chi ne ha davvero bisogno. 

 3. Perché è una guida sempre a portata di mano. Avere un glossario organizzato per parole chiave, consultabile online, con spiegazioni chiare e aggiornate, è un vantaggio pratico. Quando sei nel dubbio su un termine tecnico o su un requisito, puoi andare a cercarlo e trovare una definizione affidabile. Senza dover girare per forum o manuali spesso scritti in linguaggi troppo accademici o specialistici.

AccessiWeb: un esempio virtuoso di glossario

Il glossario sull'accessibilitàrealizzato da AccessiWeb è una risorsa preziosa. Non si limita a definire i termini: li contestualizza. Spiega cosa significa, ad esempio, “accessibilità percepibile” o “interfaccia operabile”, ma anche perché questi concetti sono fondamentali e come si applicano nella pratica. Inoltre, il sito offre una struttura semplice e consultabile, dalla A alla Z, e aggiornata in base alle normative più recenti. È il tipo di strumento che non dovrebbe mancare nei preferiti di chi lavora nel digitale. Ne abbiamo parlato con Emanuele Longhi, CIO & IT Project Manager AccessiWeb, Web Accessibility Expert UNI 11621-3, Membro IWA (International Web Association), Membro W3C "Accessibility Internationalization Community Group" (AICG), Membro W3C "Advancing Accessibility Resources Community Group" (AARCG)

Emanuele, partiamo da una domanda semplice: perché hai sentito il bisogno di creare un glossario sull’accessibilità digitale?

Perché le parole sono il primo passo per comprendere davvero un tema. L’accessibilità digitale è un ambito che coinvolge tante competenze – dal design all’informatica, dalla comunicazione alla normativa – e spesso chi si avvicina a questo mondo si trova spaesato di fronte a sigle, tecnicismi e concetti non sempre immediati. Un glossario serve a fare ordine, a dare significato, ma soprattutto a rendere più inclusiva anche la conversazione su questi temi. 

Quindi è uno strumento anche culturale, non solo tecnico?

Assolutamente sì. L'accessibilità digitale non è solo una questione di codice o interfacce, è una questione di diritti. E se non sappiamo nominare certe barriere o certe soluzioni, finiamo per ignorarle. Dare un nome alle cose vuol dire iniziare a vederle, a riconoscerle. Per questo un glossario non è una lista sterile di definizioni: è un atto politico, culturale ed educativo.

A chi è rivolto questo glossario?

A tutti. Ai designer, agli sviluppatori, ai redattori, ai project manager, ma anche agli studenti e a chi si avvicina per la prima volta al tema. L’idea è creare uno strumento trasversale, che favorisca un linguaggio comune. Perché solo con un linguaggio condiviso possiamo collaborare davvero alla costruzione di ambienti digitali più equi. 

Cosa ti auguri che succeda dopo la pubblicazione del glossario?

Che le persone lo usino. Che lo mettano in discussione. Che lo arricchiscano. Un glossario non è mai finito, si evolve con la pratica. E spero diventi anche un punto di partenza per riflettere su come comunichiamo l’accessibilità e su quanta strada c’è ancora da fare, insieme.

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